sabato 22 giugno 2013

UN RAGAZZO DI 12 ANNI IN UN'OFFICINA DI NAPOLI

Carissimi,
questa settimana vi raccontiamo una storia di casa nostra che pochi conoscono ma di cui ha parlato un giornale francese autorevole: Le Monde.
Anche noi ne siamo venuti a conoscenza tramite una giornalista che ci ha scritto:

Gentile Jacopo,
sono Daniela. Ti scrivo per chiederti se posso metterti in contatto con una persona che fa un lavoro secondo me molto speciale, usa l’arte circense per sottrarre bambini e ragazzi alla camorra. Si chiama Giovanni, la sua associazione è “Il tappeto di Iqbal”, svolge questo compito da Davide contro Golia a Barra, quartiere di Napoli. Tra poco finirà i finanziamenti e chiuderà. Potrebbe andarsene visto che è piuttosto conosciuto all’estero, ma non vuole lasciare i suoi ragazzi.
Ho letto di lui in un articolo di una giornalista francese pubblicato dal  settimanale “Internazionale”, come spesso succede è ammirato fuori, misconosciuto in patria. Proprio pochi giorni fa li hanno premiati a Bruxelles come miglior progetto per la cittadinanza attiva. I camorristi, quando lo incontrano, gli dicono che è “un morto che cammina”.
Ieri sera gli ho scritto e mi ha risposto:
“io penso ai ragazzi,
io non me ne vado da lì per i ragazzi
voglio che i ragazzi che ho tolto dalla camorra
vadano via da lì
altrimenti che li ho tolti a fare
era meglio che stavano nella camorra
almeno guadagnavano qualcosa.”
Poi mi ha raccontato la sua idea-sogno:
“Aprire un agriturismo particolare tipo in toscana che chiamerei "i pagliacci". All'ingresso c'è un piccolo tendone da circo (siamo abbastanza conosciuti come Tappeto di Iqbal) e magari la mattina laboratori di pedagogia circense nella natura e artiterapie per scuole, ragazzi, disabili, etc (abbiamo competenze e professionalità per farlo) teatroterapia e la sera spettacoli... import-export prodotti campani insieme agli amici di Libera Terra e Peppe Pagano e la NCO di Casal di Principe etc... e la sera un ristorante particolare con menu fisso dove è il sorriso da fare da padrone e non ridere a squarciagola ma sorridere e stare bene... keaton, chaplin, etc..”

Noi di Cacao intanto vogliamo far conoscere la storia di Giovanni e vi riportiamo qui sotto l’articolo apparso su Internazionale (santi subito!).
Più sotto tutti i riferimento all’associazione Tappeto di Iqbal.
Si accettano idee, proposte, e se potete anche qualche soldino.
Grazie a tutti

Un ragazzo di 12 anni in un'officina di Napoli
Le Monde
Cécile Allegra

Per migliaia di bambini dei quartieri più poveri di Napoli la scelta è tra lavorare a nero per pochi spiccioli o arruolarsi nella camorra. E la crisi ha prosciugato i fondi degli operatori sociali.

Sette del mattino a San Lorenzo, nel cuore di Napoli. Un ragazzino cammina veloce nel labirinto di vicoli umidi con in braccio una pesante cassa di barattoli di conserva. Con la tuta scolorita, il cappuccio in testa e le scarpe da ginnastica logore, il piccolo Gennaro comincia la sua giornata di lavoro.

Nessuno si stupisce di vederlo sgobbare così presto. Nel settembre 2011 Gennaro è stato assunto da un negozio di alimentari. Sei giorni su sette, dieci ore al giorno, riempie gli scaffali, scarica le casse e fa le consegne nel quartiere.

Gennaro sognava di diventare informatico, ma fa il garzone, il mestiere più diffuso fra i ragazzi che lavorano a Napoli. Lavora a nero a meno di un euro l’ora e guadagna al massimo 50 euro a settimana. Gennaro ha appena compiuto 14 anni.

Mai Paola Rescigno, la madre di Gennaro, avrebbe creduto di doverlo privare della scuola. Per vent’anni Paola ha abitato con suo marito in 35 metri quadrati in un cortile di San Lorenzo, il quartiere più buio del centro città.

Poi il padre è morto, portato via da un tumore fulminante. Da allora Paola è costretta a vivere di espedienti; ha organizzato una piccola impresa di pulizia e divide il suo lavoro con altre disoccupate del quartiere; guadagna 45 centesimi di euro all’ora, 35 euro a settimana, meno dello stipendio del figlio.

È lei che ogni mattina all’alba sveglia Gennaro per farlo arrivare puntuale al negozio di alimentari. La figlia più piccola ha sei anni e così ha dovuto scegliere: “Non ho i mezzi per pagare i libri di tutti e due. O uno o l’altro”. Sul tavolo di cucina c’è un pane da otto giorni, una pagnotta da 3 chili di segale che si conserva a lungo e costa solo cinque euro. L’alimento principale degli anni della carestia del dopoguerra italiano.

A Napoli migliaia di bambini come Gennaro sono obbligati a lavorare. In Campania tra il 2005 e il 2009 54mila ragazzi hanno abbandonato il sistema scolastico, secondo un allarmante rapporto pubblicato nell’ottobre 2011 dal comune. Il 38 per cento di questi ragazzi ha meno di 13 anni.

Commesso di negozio, barista, fattorino, apprendista barbiere, aiutante nelle concerie dell’entroterra e nelle pelletterie delle grandi marche, factotum ai mercati, questi ragazzi sono ovunque, ben visibili, nell'indifferenza quasi generale.

“È vero, siamo sempre stati la regione più povera d’Italia. Ma adesso abbiamo raggiunto un livello mai visto dalla fine della seconda guerra mondiale”, dice Sergio d’Angelo, vicesindaco di Napoli. “A dieci anni questi ragazzi lavorano già 12 ore al giorno, un vero rifiuto del loro diritto di crescere”. I genitori vivono nell’illegalità e i servizi sociali possono in ogni momento affidare i loro figli ad altre famiglie.

La crisi italiana ha la sua parte di responsabilità in questa situazione. Dal 2008 le varie leggi finanziarie hanno imposto drastici piani di rigore. E nel giugno 2010 la Campania ha soppresso il sussidio di disoccupazione facendo sprofondare 130mila famiglie che ne avevano diritto nella miseria più nera.

Il reddito medio nella regione era intorno ai 644 euro per abitante. Oggi la metà degli abitanti ritiene che la situazione sia peggiorata. “Sono i giovani a pagare i costi della peggiore crisi economica del dopoguerra”, dice d’Angelo.

A Napoli i ragazzi delle famiglie povere non hanno altra scelta che cercare di studiare o di lavorare a nero. Una terza scelta è quella di entrare a far parte della camorra. Ed è contro questa scelta brutale che si batte Giovanni Savino, 33 anni, educatore specializzato. Il suo settore è uno dei quartieri più difficili di Napoli, Barra, vero e proprio supermercato della droga con i suoi grandi caseggiati fatiscenti sotto il controllo dei clan della camorra.

Ogni settimana Savino va alla Rodino, una scuola in mezzo alle case popolari, dove il traffico di droga è enorme e un ragazzo su due si assenta da scuola per più di cento giorni all’anno.

Secondo la legge dopo 60 giorni di assenza questi ragazzi dovrebbero essere espulsi. La direttrice della scuola Annunziata Martire e l’insegnante lottano contro il tempo: una volta a settimana la direttrice gli consegna la lista degli assenti e Savino ha dieci giorni di tempo per trovare una soluzione, prima dell’intervento dei servizi sociali.

Il più delle volte è lui che si incarica di far sostenere ai ragazzi l’esame di terza media da privatisti, per evitare che siano tolti alle loro famiglie e affidati ai servizi sociali.

I funzionari del comune non osano neanche avvicinarsi alle case popolari e pochi insegnati come Savino sono capaci di entrare a Barra. La sua associazione si chiama il Tappeto di Iqbal, dal nome di un bambino schiavo che si è ribellato ed è stato ucciso.

Savino è un uomo arrabbiato. Arrabbiato contro la mafia, contro un sistema educativo carente e contro lo stato “che abbandona questi ragazzi”. In Italia non esiste una struttura di aiuto sociale. Il sostegno ai giovani e alle famiglie dipende dall’energia di 150 associazioni che vivono delle sovvenzioni del comune.

Con la crisi il fondo di aiuto sociale è stato ridotto dell’87 per cento. E da due anni i ventimila educatori della Campania non ricevono alcuno stipendio e devono indebitarsi per lavorare. In mancanza di finanziamenti il Tappeto di Iqbal dovrà chiudere.

Cocainomane a 12 anni
Tuttavia Savino è riuscito a strappare decine di ragazzi di Barra dalle mani di datori di lavoro senza scrupoli o dai clan della camorra che vengono qui a reclutare i loro futuri soldati.

Carlo è uno di questi. A 13 anni questo ragazzino tatuato imponeva il racket, rubava e accoltellava su richiesta del clan Aprea. Quattro anni dopo Carlo è diventato il braccio destro di Savino, nei confronti del quale dimostra una fedeltà assoluta: “Giovanni non si limita a farti superare l’esame di terza media, non ti lascia e a me ha salvato la vita”.

Dopo Carlo c’è stato Marco, cocainomane a 12 anni e scippatore. E Ciro, studente brillante diventato cameriere per salvare la famiglia dagli usurai della camorra.

L'ultimo, Pasquale, 11 anni, rappresenta per Savino la sfida più grande. Quando lo ha preso sotto la sua protezione nove mesi fa, Pasquale aveva lasciato la scuola e non mangiava abbastanza. Per aiutare la famiglia questo ragazzino di un metro e 30 dal viso coperto di lentiggini scaricava casse in un supermercato e la notte andava a rubare il rame alle discariche o nei depositi di Trenitalia.

“Prendi il filo, lo bruci e lo tagli per farne una matassa”, dice il ragazzo con aria spavalda, ma subito dopo si preoccupa: “Mi raccomando però, non dire a mamma che ho un coltello”. Nel quartiere di Barra il rame e l’alluminio si vendono sul mercato nero a 20 euro il chilo. E questo traffico è nelle mani dei bambini.

Quando gli chiediamo cosa vuole fare da grande, Pasquale ammutolisce e poi scoppia a piangere: “farò quello che posso”.

http://www.iltappetodiiqbal.it/


sabato 27 aprile 2013

IL PIANTO DELLE SPIGHE DI GRANO

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MA L'AVETE VISTO COSA E' SUCCESSO DURANTE BRITAIN'S GOT TALENT? IL PUBBLICO E' RIMASTO SENZA PAROLE, NON POTEVANO CREDERE AI LORO OCCHI. SITO www.ilpiantodellespighedigrano.com - LIKE FB https://www.facebook.com/ilpiantodellespighedigrano?ref=hl - YOUTUBE http://www.youtube.com/user/giuseppesavino — presso www.ilpiantodellespighedigrano.com 

mercoledì 24 aprile 2013

THE KEYS

Prem Rawat

Prem Rawat, ampiamente conosciuto come Maharaji, offre un modo per scoprire la pace dentro - quattro tecniche pratiche che consentono a chiunque di rivolgere la loro attenzione all'interno, al fine di sperimentare la sensazione che vi risiede. Egli chiama queste tecniche Conoscenza : il know-how di andare dentro.

Esplorare Le Chiavi



Le chiavi sono appositamente progettate da Maharaji per contribuire a chiarire i punti chiave di comprensione. Ci sono sei tasti. I primi cinque sono costituiti da presentazioni video con vari video di supporto che si basano sul tema di ogni tasto. Guardando questi aiuta una persona a sviluppare la comprensione necessaria per comprendere ciò che gli viene offerto e di godere della conoscenza al meglio. Il sesto tasto compare durante una sessione speciale in cui Maharaji insegna le tecniche della Conoscenza attraverso una presentazione video. Tali sessioni si svolgono durante tutto l'anno in tutto il mondo. Si tratta di un dono di Maharaji a chiunque ne faccia richiesta.

Good Vibrations

Erano forse i primi anni sessanta ed io, ragazzino vivace e sensibile mi soffermavo sovente davanti al Juke-box nel bar trattoria che gestiva mia madre. Sì, fu proprio in quel periodo che udii per la prima volta Good vibration, la mitica canzone dei Beach Boys. Ricordo che la melodia di quella canzone mi stimolava a muovermi, battevo il tempo e tentavo anche di ballare, non solo, riusciva a trasmettermi una strana sensazione, un misto tra euforia e gioia.

Ripensandoci ora e ciò potrebbe sembrarvi strano, lo è stato anche per me in passato, la cosa che mi colpì di più e che sovente si ripresentava nella mia mente come un chiodo fisso furono proprio le parole <<Good vibration>>. Sopraggiungevano all'improvviso nella mia mente e come un eco imperfetto risuonavano nella mia testa ripulite da una qualsiasi sonorità musicale: solo le parole, e mi piaceva pronunciarle anche se non capivo il loro significato.

Un giorno riuscii finalmente a farmele tradurre e il fenomeno, invece che affievolirsi (la curiosità del ragazzino era soddisfatta), s’impresse nella mia mente con maggior intensità; con la sola differenza che prima il fenomeno era semplicemente osservato, poi esercitò su di me un fascino inspiegabile.

La parola “vibrazione” era accattivante, misteriosa, innescava in me le più affascinanti fantasie: fu come “un’attrazione fatale”. Mosso come da un istinto, una forza inspiegabile, da lì in poi i miei interessi cominciarono a focalizzarsi nella direzione del mondo dei misteri, delle avventure impossibili; non leggevo Topolino, piuttosto che Tex Willer, ero completamente affascinato da Nembo Kid (L’attuale Super Man), Mandrake, Flash, e molti altri personaggi fantastici, tutti diversi ma che si avvalevano di poteri con un unico denominatore comune: l’Energia.

E’ trascorso molto tempo da quel periodo ormai lontano, e potrei affermare che nulla è andato perso, quell’“attrazione fatale” mi ha accompagnato nel resto della mia vita. Come un seme ha germogliato, ha affondato le proprie radici ed è cresciuto lentamente fino a diventare un albero; un albero solido con molti rami, ognuno proteso in direzioni diverse ma che fanno parte della stessa chioma: la Conoscenza dell’Uomo.

Sopra quell'albero ho costruito la “mia dimora”; proprio così, con lo stesso spirito di un bambino che si crea il proprio rifugio ho costruito una casa su quell'albero che non ho mai più abbandonato. Una casa immersa proprio in quel mondo che adoravo e che mi ha consentito di esplorare in dettaglio molti di quei rami. Mi sono arrampicato su molti di essi, alcuni dei quali più robusti, altri non hanno retto il peso facendomi cadere più in basso ma senza scoraggiarmi ho proseguito la mia ricerca nelle discipline Psico-Bio-Fisiche ed io sto ricevendo buone vibrazioni.

Comprendere il mondo delle vibrazioni è stato il life-motive della mia vita, lo è tutt'ora ma cosa sono, da cosa dipendono e soprattutto come possiamo attrarre BUONE VIBRAZIONI?


Max Planck un famoso fisico tedesco nel 1944 sostenne: “Tutta la materia trae origine e vita solo in virtù di una forza... dobbiamo presupporre che dietro a questa forza esista una Mente cosciente e intelligente. Quella Mente è la matrice di tutta la materia”. Con queste parole Max Planck, padre della teoria quantistica, ha descritto un campo unitario di energia che unisce tutto il creato: la Matrix Divina.
La scienza moderna e ai ferri corti con la soluzione di uno dei maggiori misteri di tutti i tempi e non vi capiterà di sentirne parlare durante il telegiornale della sera e forse non lo leggerete nemmeno sulla prima pagina del Corriere della sera. Tuttavia, quasi settant'anni di ricerche scientifiche nell'area della cosiddetta “nuova fisica” ci stanno conducendo a un inevitabile epilogo. Tutto ciò che e presente nel nostro mondo è collegato.

E' proprio cosi! E’ questa la notizia che cambia tutto e che sta profondamente scuotendo le fondamenta della scienza come la intendiamo oggi. <questo epilogo cosi diverso? Qual è il reale significato dell'essere tutti collegati in questo modo>>. Oggi, oltre a provare che siamo collegati a tutto, la ricerca dimostra che il collegamento esiste grazie a noi.

La connessione ci permette di capovolgere il gioco a nostro favore, rispetto ai risultati che otteniamo nella vita. In ogni area del vivere, dalla ricerca di rapporti amorosi alla guarigione dei nostri cari, fino alla realizzazione delle nostre più alte aspirazioni, noi facciamo parte integrante di tutto ciò che sperimentiamo ogni giorno.

La parola è un interruttore che accende o spegne una vibrazione che esiste nell'universo e si possono concepire le parole come un telecomando che può raggiungere tutto. Gli esseri umani sono gli unici animali capaci di utilizzare le parole e ciò ci permette di allineare la nostra lunghezza d’onda su tutto ciò che esiste nell'universo ed è istantaneo. Le parole emettono delle vibrazioni con una risposta istantanea. Le parole e i pensieri possono andare dappertutto e verso tutti all'istante Avete bisogno delle parole, fate attenzione alle parole, pensate positivamente e vedrete che la gratitudine è un sentimento di base, bisogna ringraziare il vostro cervello inconscio (CI) che fa molte cose per voi, poi le persone che vi circondano perché bisogna sapere riconoscere le piccole cose della vita e bisogna dirlo, che io riconosco quello che fai e dirlo con intenzione ed emozione ed è grazie a questo che siete felici.

Stiamo vivendo un’epoca interessante in cui tutto si riflette, perché tutto è contenuto in tutto, ogni cellula del corpo contiene tutte le informazioni del corpo intero e il nostro corpo umano contiene tutte le informazioni del pianeta, dell’universo, voi emettete delle vibrazioni in cui le risposte sono il riflesso delle vostre vibrazioni, per cui quelli che credono che la malattia venga da fuori di loro sbagliano.

Consciamente si pensa, si ragiona, voi siete logici ma quando pensate a qualcosa, a cose molto semplici, voi emettete particelle elementari sotto forma di pacchetti d’onda, voi emettete dei pacchetti d’onda, a spirale con una certa velocità su un bersaglio. Abbiamo delle radio, 101, 102,5, non ci sono fili nell'universo sono lunghezze d’onda, frequenze, voi siete un emettitore e un ricevitore, emettete e ricevete delle emissioni.

Se voi siete collegati su una frequenza non potete ascoltare una canzone su un’altra frequenza, voi ricevete l’emissione della frequenza su cui voi siete collegati. Se siete collegati sulla paura della malattia non riceverete emissioni di serenità. Il bersaglio è quello cui si pensa e là si fabbricheranno degli atomi. Ci sono degli atomi che volano via nella giornata, ma ci sono altri che restano. Hanno studiato anni per sapere come alcuni atomi volano e altri restano. Hanno trovato che come diceva Einstein, tutto viene dall'osservatore dipende da ciò che osservate.

Cosa osservate nella vostra vita?

Quando pensate a qualcosa voi fate qualcosa, fabbricate degli atomi e se pensate a qualcosa spesso, ripetutamente, voi lo vivrete, osservate ciò che voi volete invece di osservare tutto ciò che non vi piace, perché siete collegati su una frequenza e siete collegati con migliaia di persone che la pensano come voi e attirate verso di voi una risposta, quindi fate attenzione a ciò che osservate.

Voi pensate a qualcosa, siete collegati su una lunghezza d’onda, fabbricate degli atomi, ciò vi ritorna e il vostro cervello inconscio riceve le vostre informazioni sui cinque sensi. Immaginate di trovarvi in una vallata in cui riverbera l’eco e pronunciare ad alta voce: “Sono stancooo…”. Puntualmente udirete come effetto: “Sono stanco…, sono stanco….”. Non illudetevi che le vostre orecchie possano sentire qualcosa di diverso da ciò che avete appena pensato e pronunciato; non udirete certo: ”Sono pieno d’energia”.
Ma il vostro cervello non fa differenza tra ciò che percepite fuori, visione esterna (VE) e ciò che create all'interno della vostra mente con una visione interna (VI), per lui tutto è vero, quindi il CI poiché il suo ruolo è di trovare soluzioni, non pensa, non giudica, lui opera, è tutto, cerca delle soluzioni e non fa differenza tra VE e VI. Per il CI vale la regola, 



Come se = è.


Pascal recitava: "Mettiti in ginocchio e prega, e avrai fede". 

Il cervello vede e vi porta la soluzione a un’immagine che avete registrato con un dialogo interno e un’emozione. Il vostro cervello capta tutto a vostra insaputa, quello che vivete è o qualcosa che avete voluto o qualcosa che vi faceva paura.Siccome il CI cerca delle soluzioni, e non riconosce la negazione se dite NON voglio più essere malato, la soluzione che il vostro cervello troverà sarà: malattia, essere malato più!

Il cervello cerca delle soluzioni incollate punto per punto alle vostre immagini, alle parole, perché quando io dico non voglio più essere malato, l’immagine di me è malato. Bisogna cambiare l’immagine interna; Io voglio essere in buona salute: il CI parola per parola fa attenzione, ecco perché la parola è molto importante, la scelta è nostra. E’ necessaria un’ecologia dei nostri pensieri e per ottenerla dobbiamo vivere le situazioni della nostra vita osservandole da un quadro di riferimento interno ma collegati all'esterno bisogna assumersi la responsabilità del nostro stato d’animo.

L'assunzione della responsabilità è la prima caratteristica per ritrovare equilibrio e salute. Assumendo la responsabilità avrete la disponibilità di un meccanismo di correzione. Osservate il contrario; se non credete di essere responsabili e pensate semplicemente che le cose vi capitano, non potete farci nulla. SIETE IMPOTENTI.


E se fosse così? E se dipendesse da noi?


Emiliano Mezzadri